Autore: 
Cesarina Colombini

Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?". "Prendimi la mano" rispose il bambino. (Pensieri dei bambini, in www.gruppidiparola.it)

"Certe volte i bambini sono più grandi dei loro genitori, che  pensano che i bambini, siccome sono piccoli,  non capiscono, ma non è cosi!".

Sono le  parole di Alessandro ricordando, a distanza di anni, la separazione dei suoi genitori. Uno dei tanti figli della separazione, di quelle separazioni lunghe, dai confini indefiniti e con una litigiosità che sembra non volere mai finire, sempre pronta a riaccendersi, nonostante il tempo passato; separazioni fatte da una parte di tante, troppe parole, a colorare il conflitto tra gli adulti, dall'altra di pesanti silenzi  tra gli adulti e i bambini, nell'illusione che "non dire" possa tutelarli  e proteggerli o che basti litigare mentre i figli sono in un'altra stanza per non coinvolgerli ... dimenticandosi che i figli , "coinvolti",  lo sono sempre.

Una separazione è qualcosa che riguarda l'intero sistema familiare e l'intero sistema delle relazioni; non  riguarda un "io" e un "tu", ma un "noi" allargato che investe ogni singolo componente e lo stesso significato di famiglia, che inevitabilmente assumerà un'altra geografia.

Ciascun bambino ha un proprio modo di reagire, diverso a seconda dell'età e della sua storia con i genitori, ma sicuramente per nessuno è facile comprendere cosa sta succedendo, cosa succede ora e cosa succederà domani,  cosa vogliono dire, concretamente,  frasi come "Anche se mamma e papà non stanno più insieme, continueranno a  volerti bene.".

In ogni fase della separazione, è fondamentale la  capacità degli adulti di aiutare i figli dare un senso a ciò che sta avvenendo e a ricomporre i tanti sentimenti che affollano la loro mente e il loro cuore: confusione, rabbia, ansia, tristezza, sensi di colpa. E' esperienza comune che la parola, "mentalizzando" la sofferenza, consente di affrontare l'inquietudine e di rendere più affrontabile le difficoltà.

Lo stesso principio vale anche per i bambini: ecco allora che diventa importante ascoltarli, offrire loro uno spazio in cui i genitori continuano ad essere genitori e dove il carico emotivo che deriva dalla separazione può essere accolto, senza aggiungere ulteriori elementi di tensione e preoccupazione e senza "patologizzare", ma nemmeno banalizzare, le separazioni e i divorzi.

Da queste riflessioni sono nate le esperienze dei Gruppi di Parola per i figli di genitori separati, una nuova modalità di intervento che consente a bambini tra i 6 e i 12 anni e ad adolescenti tra i 13 e i 16 anni, di avere un tempo e un luogo in cui narrare i propri vissuti rispetto alla separazione e trovare, nella dimensione del gruppo, un aiuto per individuare possibili strategie che consentano di affrontare gli eventi e i cambiamenti della vita familiare; un tempo e un luogo in cui i vissuti del gruppo dei bambini sono trasformati in parole condivise che, alla fine, possono dialogare con il gruppo degli adulti.

Un intervento innovativo, che apre sentieri inediti per i bambini e per le loro famiglie. I Gruppi di Parola hanno fatto il loro ingresso in Italia nel 2005, successivamente ad esperienze già realizzate in Canada e in Francia con il nome di Groupes confidences dalle mediatrici familiari  Lorain Fillion e Marie Simon [1].

Nel nostro Paese sono stati introdotti dal Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia dell'Università Cattolica di Milano, dalla professoressa Costanza Marzotto e dal professor Cigoli e loro collaboratori [2]. Come scrive Marie Simon nella presentazione degli incontri "il percorso che si vuole intraprendere è nominare gli eventi e le difficoltà rendendoli comprensibili e accessibili al bambino. Attraverso il dono della parola e la circolarità all'interno del gruppo, si permette la ricostruzione della storia di ciascuno, creando così uno spazio votato alla cura e alla salvaguardia del legame familiare".

I Gruppi non  hanno dunque una finalità terapeutica, ma consentono ai bambini di "mettere parole sul dolore" e di intraprendere, nell'ambito di una forma sociale di prossimità, un lavoro di ricerca di senso rispetto a quanto sta accadendo e ai futuri scenari di vita.

Vediamo concretamente di cosa si tratta. I gruppi, normalmente composti da 8/10 partecipanti, prevedono quattro incontri a cadenza settimanale, sempre lo stesso giorno,  di due ore ciascuno. Il quarto incontro  è diviso in due momenti: la prima ora con i bambini e la seconda anche con i papà e le mamme per uno scambio tra genitori e figli. Al Gruppo di Parola i bambini possono partecipare solo se sono iscritti da entrambi i genitori: un'iniziativa congiunta come atto di responsabilità condiviso verso i propri figli, che consente loro di uscire, anche se solo momentaneamente, dal conflitto interiore e da quel doloroso "patto di lealtà" che si scatena quando sentono di doversi schierare con l'uno o con l'altro, perché sanno che la loro partecipazione è sostenuta da tutti e due.

Nel corso dei quattro incontri i bambini hanno a disposizione uno spazio creativo che offre loro la possibilità di legare, attraverso i due conduttori, gli eventi passati e presenti e le fantasie sul futuro, scambiandosi esperienze e pensieri. La composizione del gruppo permette ai bambini, attraverso le loro storie, di confrontarsi fra loro sulle diverse fasi del percorso di separazione dei genitori: un genitore se ne è appena andato di casa, il giudice ha emesso la sentenza, un genitore ha una nuova relazione, è nato un altro figlio...

Negli incontri il disagio, i sentimenti, le emozioni, i desideri e le speranze trovano voce attraverso i giochi, i disegni, i collage, i cartelloni, i burattini, le rappresentazioni teatrali, i libri illustrati, la scrittura e, appunto, la parola, come risorsa principale. Si utilizzano le emoticon - immagini di cagnolini che esprimono, nelle loro espressioni, sentimenti facilmente riconoscibili - per individuare e dare un nome alle emozioni; si costruisce il "cartellone delle due case", come strumento che aiuta a rendere visibili le diverse situazioni: chi vive solo con la mamma, mentre il papà vive con una nuova compagna; chi ha fratelli, chi vive con una sorellina nata dalla nuova unione della mamma .... Le "tante case diverse" aiutano a  mettere in scena tutti gli attori, a ricostruire il passato e a prefigurare il futuro.

La scrittura di una Lettera del gruppo dei bambini, indirizzata al gruppo dei genitori, è una delle attività centrali dell'intero Gruppo di Parola e rappresenta l'obiettivo del terzo e del quarto incontro, in vista della presenza dei papà e delle mamme al termine del percorso del gruppo. La redazione di una Lettera per i genitori accompagna tutti gli incontri: annunciata nel corso del primo incontro, nominata nuovamente nel secondo, proposta come lavoro centrale nel terzo

E' attraverso la lettera che le parole dei bambini, emerse e raccolte nel lavoro di gruppo, diventano un unico messaggio per il gruppo dei genitori nell'incontro conclusivo. Le lettere vengono scritte su un cartellone, su invito dei conduttori, che chiedono ai bambini di scrivere, come gruppo, un messaggio rivolto ai genitori per informarli di come loro vivono la separazione, in modo da poter essere capiti e compresi meglio. Per il gruppo dei bambini, scrivere la lettera è un invito per riflettere su quello che sta succedendo nella propria realtà, non tanto per cambiarla, ma per poter convivere in un modo più realistico e meno doloroso. Ai genitori, la lettera parla di come i figli percepiscono i cambiamenti dovuti alla separazione e delle percezioni che hanno dei propri genitori.

La Lettera è composta dalle frasi dei singoli e rappresenta il lavoro del gruppo.  Ciascuno contribuisce alla Lettera in modo diverso, perché diverse sono le possibilità di tradurre in parola i pensieri, ma lavorare tutti insieme è già di per sé un aspetto significativo, che dà forza alla possibilità di esprime i propri pensieri.

Per salvaguardare l'anonimato, i conduttori propongono a ciascuno, a turno, di dire una frase e poi un altro partecipante la scriverà sul cartellone. C'è anche la "scatola dei segreti", che consente ai bambini di esprimere sentimenti, dubbi, preoccupazioni, alle quali non riescono a dare parola.

Che cosa dicono i bambini nelle loro lettere? Parlano dell'affetto e del voler bene (noi vi vogliamo bene e voi?), del disagio emotivo per la separazione (genitori non litigate più perché i vostri figli stanno male!), del bisogno di informazione (quando succedono le cose, bisogna avvisarci!), ma anche del conflitto (perché gli adulti devono sempre litigare?), dei nuovi compagni dei genitori (mamma, ti piace cosi tanto il tuo nuovo compagno?), delle fantasie di riconciliazione (un giorno tornerete insieme?), fino agi aspetti positivi della separazione (né io né voi dovete vivere tra le urlate del vostro matrimonio!) e alle strategie per la vita quotidiana (quando sento la nostalgia del papà prendo in mano la foto di me con lui e mi sembra di averlo vicino).

Il filo comune è la possibilità di esprimere ai genitori, con libertà e spontaneità, i pensieri che occupano la loro mente.

I bambini partecipano al  Gruppo di Parola perché i genitori li iscrivono, li accompagnano, li vanno a riprendere, sono invitati all'ultimo incontro: il gruppo dei bambini è dunque tale perché esiste un altro gruppo, quello dei genitori. Quando arrivano i genitori, per prima cosa vengono invitati ad ascoltare le parole che i figli hanno scritto nella Lettera.

La lettura è sempre un momento delicato: alcune frasi mettono a dura prova i genitori, che spesso non pensano di quanta consapevolezza e di quanta profondità di sentimenti siano capaci i bambini.  In un secondo momento viene loro chiesto di scrivere un messaggio per i bambini.

C'è dunque un tempo per dire, un tempo per ascoltare, un tempo per tacere e per riflettere, un tempo per  comunicare. Ai genitori viene così chiesto di scrivere un messaggio, un pensiero su ciò che desiderano dire ai bambini, ricordando che cosi come la lettera è del gruppo, anche i messaggi devono essere rivolti al gruppo.

Messaggi che vengono letti dai conduttori e  che spesso hanno al centro il tema dell'affetto, della rassicurazione  della continuità genitoriale, unitamente al fatto che la separazione è un evento immutabile.

Dopo il gruppo di parola, per quanto si tratti di incontri di breve durata, nulla è più come prima nelle dinamiche familiari. Partecipare al gruppo non consente di modificare magicamente la situazione, ma offre un'occasione per entrare in contatto con i propri sentimenti, nominare le difficoltà e dotarsi di una "cassetta degli attrezzi" per trovare soluzioni e riaprire la comunicazione tra genitori e figli, attraverso un'esperienza che, in una società frammentata, fa sentire meno soli, ridando senso alla parola "comunità".

 


[1] Dottore di ricerca  in Psicologia clinica psicopatologica, svolge attività di ricerca e formazione in clinica dell'infanzia e della famiglia a Lione e in Francia ed è esperta in conduzione dei Gruppi di Parola

[2] Per un quadro esaustivo sui Gruppi di Parola si rinvia al testo "I gruppi di Parola per i figli di genitori separati", a cura di Costanza Marzotto, Vita e Pensiero 2010


Della dott.ssa Cesarina Colombini potete leggere il libro Nessuno è perfetto

Data di pubblicazione: 
Martedì, Marzo 6, 2012

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