Autore: 
Sara Leo

Aliosha ha 21 anni e tra 1 mese avrà gli esami di maturità. Finita la scuola, continuerà la sua strada, sta diventando grande.

Non ci conosciamo di persona, abbiamo chiacchierato ieri per la prima volta. Abbiamo parlato di adozione. Ero agitata perché temevo di invadere la sua vita privata, chiedendogli ricordi e riflessioni sulla sua storia. Ci siamo messi a nostro agio e abbiamo parlato: io madre di un bimbo di quasi 4 anni e lui, figlio, adottato quando aveva pochi mesi in più di mio figlio oggi.

Ogni protagonista ha la sua voce, ogni storia è unica e Aliosha mi ha raccontato la sua

<<Quando ho incontrato i miei genitori per la prima volta, loro mi stavano aspettando in un salottino dell’istituto dove vivevo. Io non ho ricordi chiari, ma mamma e papà mi hanno raccontato che quando sono entrato avevo lo sguardo di chi osserva attentamente. Li stavo scrutando, forse, per capire chi fossero e se potevo fidarmi e avvicinarmi. – e ha aggiunto – Poi, gli sono andato vicino e mi sono seduto sulle loro ginocchia>>.

Aliosha ha vissuto in istituto fino ai suoi 4 anni e mezzo. Mi ha confidato di non ricordare nulla di quei giorni. <<Ero piccolo, non so a cosa pensassi. Ero abituato a vivere con i miei compagni ed è stato duro cambiare ambiente e abituarmi alla nuova vita. Fino ai 10 anni ero un bambino molto iperattivo, pretendevo tutto subito e mi arrabbiavo. – e ha aggiunto – Non realizzavo ancora di essere stato adottato anche se i miei genitori me ne hanno sempre parlato. In loro ho trovato sempre una grande apertura nel dialogo, mi hanno aiutato moltissimo nel farmi ambientare. Non solo nuovi spazi ma anche nuove conoscenze>>.

All’inizio della nostra chiacchierata gli avevo chiesto come secondo lui cambiano le sfumature dell’adozione mentre si cresce. Non avevo mai realizzato davvero quanto un bambino viva le sue emozioni, le sue fatiche con estrema impulsività, senza razionalizzare e senza dare e darsi troppe spiegazioni.

Prima e dopo l'adolescenza

<<Con il passare del tempo ho capito che il trauma che mi ha colpito è stato quel grande cambiamento che mi ha catapultato in un contesto completamente nuovo. C’è voluto del tempo prima che le mie reazioni irruente sfumassero. Poi, crescendo, fino ai 13 anni circa, ho pensato molto meno alle domande che mi facevo sull’adozione. Ero concentrato sulle persone che mi circondavano, sulle nuove amicizie>>.

Poi, arrivarono gli anni dell’adolescenza che molti genitori temono. Aliosha, ridendo, mi ha confidato di averla vissuta appieno, di aver spesso discusso con la famiglia e di “averne combinate di tutti i colori”. Verso i 19 anni iniziò a prendere in mano le redini della sua vita, guardando al presente e al futuro con occhi più razionali, mettendo di lato il passato.

Nel frattempo era diventato un fratello maggiore. Mi ha raccontato di quando i suoi genitori gli hanno detto che volevano adottare un bambino e lui era al settimo cielo. Desiderava un fratellino per giocare, ma arrivò una sorellina di quasi 3 anni. <<Quando l’abbiamo conosciuta in istituto, o piangeva o dormiva. Intanto, io giocavo on gli altri bambini, mi prendevo cura dei più piccoli e piano piano prendevo confidenza anche con lei. Le mettevo meno timore di mamma e papà che vedeva grandi. Il giorno della partenza dall’istituto in Cambogia, ricordo che in taxi l’ho presa in braccio e siamo andati via>>.

Rientrati in Italia la vita riprese: la famiglia si era allargata, erano in quattro. La sorellina continuava a piangere, poi piano piano anche lei si ambientò. Aliosha racconta di aver sempre avuto un bel rapporto con lei, costruito e vissuto sempre attraverso il gioco, il dialogo e l’affiatamento.

Adottarsi

Io credo molto nell’adozione reciproca, nell’accogliersi l’un l’altro e ho voluto chiedere ad Aliosha cosa ne pensasse. <<Quando una coppia decide di adottare la vita cambia radicalmente per tutti, soprattutto cambia la vita di un bambino – e ha aggiunto – L’adozione è un salvataggio. Nessun bambino dovrebbe vivere in un istituto, bensì in una famiglia che se ne prenda cura e che lo faccia sentire amato e desiderato, sempre>>.

Dopo esserci salutati ho capito quanto l’adozione scorra libera nei pensieri, muovendoli, di tanto in tanto. I bambini crescono con la loro curiosità, che a volte assume la forma di un punto interrogativo, mentre altre volte rimane lì sopita. Si diventa ragazzi nel momento più turbolento, l’adolescenza. I punti interrogativi diventano più pesanti e a volte si celano dentro quei limiti che “chiedono” di essere sfidati. E poi ci sono gli altri, quegli sguardi che a volte infastidiscono ma che cerchiamo, perché senza non si riesce a stare. Senza dimenticare i genitori, che a volte proprio non si sopportano e ci si litiga. Poi, ci si riscopre, ci si ascolta e intanto si diventa grandi.

La notte prima degli esami si avvicina, in bocca al lupo Aliosha e grazie per averci donato un pezzetto di te!

Data di pubblicazione: 
Domenica, Maggio 28, 2017

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