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Intervista a Daniela Bacchetta Vice Presidente della Cai

Autore/i:
Luigi Bulotta

Data: 08-04-2011
Argomento: Interviste

Quando siete venuti a conoscenza delle presunte irregolarità nelle adozioni dei bambini di etnia Ruc?

 

All'incirca nel 2008,quando l'antropologo Bille Larsen ci ha inviato una lettera con la quale ci rappresentava alcuni casi di cui era venuto a conoscenza e per i quali, secondo i racconti da lui raccolti, era mancato il consenso all'adozione da parte dei genitori biologici. Lui all'epoca faceva riferimento solo a 5 bambini.

 

Che tipo di verifiche avete fatto successivamente e a quali risultati hanno portato?

 

E' bene dire che diquesti 5 casi a noi ne risultavano solo 4, il quinto non risulta mai essere stato adottato in Italia. Abbiamo esaminato i loro fascicoli e abbiamo trovato tutto in ordine, nulla che potesse fornire un riscontro alle segnalazioni di Larsen.

 

Che seguito ha avuto la storia?

 

Successivamente, a fine 2010, l'interpol vietnamita ci ha indirizzato una richiesta di informativa su 13 casi di bambini vietnamiti che comprendevano i 4 segnalati da Larsen. Abbiamo verificato anche questi nuovi fascicoli e non è emerso nulla di anomalo, i loro fascicoli risultavano impeccabili.

 

L'accertamento dello stato di abbandono è il requisito imprescindibile per qualsiasi adozione: come possono ritenersi "impeccabili"dei fascicoli che contengono lettere di consenso scritte a mano, senza data e firmate da genitori biologici analfabeti? Le sembra verosimile?

 

Quando parlo di impeccabilità mi riferisco a verifiche effettuate da un punto di vista formale.  Noi non ci saremmo potuti mai accontentare di semplici lettere manoscritte, le dichiarazioni delle famiglie a cui si riferisce ci sono state fornite dalle autorità vietnamite corredate dalle loro validazioni che certificano che le stesse sono state rese in loro presenza. Questo vale anche per il resto della documentazione: tutto ufficiale e confermato ai vari livelli, comunale, provinciale e centrale. C'è un'inchiesta vietnamita in corso che accerterà eventuali responsabilità, se ve ne sono state. Noi, al momento, non possiamo dubitare di quanto ci è stato certificato dalle autorità di quel paese.

 

Pensa che ci siano altre azioni che avreste potuto intraprendere?

 

No. Noi abbiamo svolto le verifiche che ci competevano, ma la titolarità di eventuali indagini spetta al Vietnam. Abbiamo grande rispetto per la sovranità nazionale del Vietnam che ha aperto una nuova inchiesta sul caso. Siamo stati invitati da più parti a svolgere indagini direttamente in quel paese e criticati perché non lo abbiamo fatto, ma io mi chiedo e vi chiedo: noi avremmo mai permesso ad altri paesi di comportarsi così in Italia? Avremmo consentito ad un paese straniero di svolgere indagini nel nostro paese per fatti avvenuti in Italia? Credo proprio di no.

 

La CAI ha contestato agli enti coinvolti le modalità con cui hanno operato in questa circostanza?

 

Il comportamento degli enti italiani non è in discussione: hanno seguito un comportamento corretto. Lo sa che quella di cui stiamo parlando è l'unico caso di contestazione su centinaia e centinaia di adozioni che abbiamo portato a termine con il Vietnam?

 

Abbiamo appreso dalla stampa estera che un Ente italiano (uno dei due enti italiani coinvolti nella vicenda n.d.r.) avrebbe effettuato donazioni all'istituto di Dông Hòi, da cui provengono i bambini le cui adozioni sono oggetto di contestazione, per complessivi 50.000 $. E' normale che un ente italiano possa aver effettuato donazioni così cospicue ad un istituto con cui effettuava adozioni? Questo comportamento deve assimilarsi alla cooperazione?

 

Chiariamo subito che tutti gli altri enti italiani e stranieri che hanno operato in Vietnam hanno dovuto, per come prescriveva la legge vietnamita, accreditarsi in una o più province del Vietnam e stabilire degli accordi di collaborazione diretta con un istituto, accordi che dovevano prevedere anche aiuti economici all'istituto.

Quindi non si tratta di un comportamento anomalo di un ente, come si potrebbe far pensare se si riporta questa notizia senza la precisazione che ho appena fatto, ma di una modalità adottata da tutti gli enti internazionali perché richiesta dal Vietnam.

 

Non crede che per assicurarsi questo flusso costante di denaro qualcuno possa pensare di commettere irregolarità? E' una pratica ancora in vigore in Vietnam?

 

La pratica degli aiuti diretti agli istituti da parte degli enti è da anni oggetto di perplessità in ambito internazionale, per gli abusi che può generare. Nello specifico del Vietnam, l'argomento è stato trattato a fondo nel rapporto commissionato da Unicef al servizio Sociale Internazionale. Con l'avvento della nuova legge vietnamitain materia adottiva, necessaria per potere aderire alla convenzione dell'Aja (che difatti il Vietnam ha firmato nel dicembre 2010), le modalità di cooperazione umanitaria degli enti cambiano radicalmente.

 

E sul fronte delle famiglie adottive dei bambini vietnamiti? Sono state avvisate di ciò che sta accadendo? Secondo quanto riportato in un recente articolo di Simon Parry, un giornalista britannico che ha visitato quell'area, una delle madri biologiche è in possesso dell'elenco dei genitori adottivi italiani e dei loro recapiti. Non pensa che sia il caso di preparare i genitori adottivi alla possibilità di ricevere lettere o telefonate dal Vietnam?

 

Questa è un'attività molto delicata, che viene curata dagli enti, in accordo con la Commissione, in modo tale da unire all'informazione il necessario sostegno in un passaggio così inaspettato.

Ne approfitto per sottolineare che, sul coinvolgimento delle famiglie italiane, e soprattutto dei bambini, è importante che ci sia la massima prudenza e rispetto per la loro privacy. Ho letto anch'io che i nomi dei bambini stanno circolando, anche su internet, e vorrei che si evitasse di accendere troppo i riflettori su di loro. Abbiamo tutti il dovere di proteggerli e auspicherei ci fosse sufficiente responsabilità da evitare di far circolare nomi. In questo senso ho già sollecitato le autorità vietnamite e gli stessi giornalisti che stanno trattando il caso.

 

I bambini di cui stiamo parlando vivono ormai da anni nel loro nuovo ambiente e presumiamo che abbiano stabilito relazioni importanti siacon i genitori adottivi che all'interno delle comunità che li hanno accolti. Se l'inchiesta vietnamita accerterà l'esistenza di irregolarità, secondo lei, quale potrebbe essere una soluzione accettabile per tutti, bambini e famiglie?

 

Le indagini vietnamite svolte finora non hanno accertato alcun abuso. Se la nuova inchiesta dovesse portare alla luce fatti nuovi, come l'assenza del consenso informato dei genitori biologici, eventuali decisioni saranno prese di comune accordo con le autorità vietnamite. Le decisioni che si adotteranno dovranno però avere, come finalità principale, la tutela delle famiglie e soprattutto dei bambini. Il loro benessere deve essere il nostro obbiettivo primario.

 

Come si può lavorare per garantire la correttezza delle adozioni internazionali? Cosa si può fare di più per raggiungere la ragionevole certezza che vanno nell'esclusivo interesse dei minori coinvolti?

 

In tutto il mondo sta aumentando il numero di paesi che aderiscono alla Convenzione dell'Aja, noi possiamo affermare di essere uno dei paesi che accoglie bambini con età media sempre più alta (v. ultimo rapporto della CAI sulle adozioni 2010 n.d.r.) e questo significa qualcosa sulla capacità di accoglienza degli italiani. Io sono ottimista perché vedo in tutto il mondo la determinazione a fare adozioni in maniera sempre più etica, vedo tutto un movimento in questa direzione.

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