Home | Chi siamo | Dove siamo | Sportelli | Iniziative ed eventi | Percorsi di preparazione | Se ne parla in GSD | Links | Recensioni | Notiziario mensile |
Notiziari (pdf) | Articoli dai Notiziari |
A domanda risposta | Ufficio stampa | Audio e video | Contatti |

GSD Informa

Articolo

Adozione internazionale

Autore/i: Cinzia Bernicchi

Data: 07-11-2015
Argomento: Sociale e legale

Adozione internazionale. La crisi attuale nasce anche dallamancanza di trasparenza. L'Aja detta le buone prassi: l'Italia le rispetta?

Di CinziaBernicchi - consulente Ai.Bi.

Se l'adozione internazionale sta affrontando una fase di crisi alivello globale, le cause di questa congiuntura negativa dell'accoglienza nonpossono che essere molteplici. Ogni Paese dice le sue, che non necessariamentecoincidono con quelle degli altri: meno minori adottabili, crisi economica cheha colpito le famiglie, tempi e costi eccessivi, scarsa attenzione politica almondo dell'adozione, procedure regolate da leggi ormai vecchie e inadeguate.Diversità di cause che si riflettono in periodi diversi in cui un tale fenomenoha avuto inizio. È indicativo, per esempio, il fatto che le adozioni inFrancia, Spagna e Stati Uniti hanno iniziato a crollare quando in Italia, inquesto settore, si stavano invece vivendo gli anni migliori. Ma se c'è unacausa della crisi dell'accoglienza adottiva su cui sono tutti d'accordo, questaè una generale mancanza di trasparenza in termini di costi. Un virus che hainfettato l'adozione internazionale a livello mondiale. Tanto da indurre ilPermanent Bureau de L'Aja, l'istituzione chiamata a sorvegliare sulla correttaapplicazione della Convenzione de L'Aja sulla protezione dei minori, aelaborare una serie di linee guida che portino al totale rispetto dei principidi trasparenza contabile. Buone prassi a cui anche l'Italia, come Paeseratificante della Convezione, è chiamata ad attenersi. Ma non sempre lo fa.

I sei "punti magici" su cui si orientano le buone praticherelative agli aspetti finanziari legati all'adozione internazionale dettati dalPermanent Bureau sono i seguenti. Innanzitutto assicurare la trasparenza deicosti, specificare gli onorari dei professionisti, i contributi e le donazioni.In secondo luogo, impostare costi e spese ragionevoli. Quindi esplicitare conchiarezza tutti i rischi connessi a pressioni finanziarie indebite. Proseguendocon indicazioni sui contributi a progetti di cooperazione e le donazioni. Poiprevenire e combattere ogni profitto indebito. Per finire con la previsione disanzioni appropriate ed efficaci. Una successione di buone prassi tutteugualmente importanti, che gli esperti de L'Aja hanno sviscerato in una seriedi sottopunti più specifici. Ed è passando in rassegna questi ultimi che ci sirende conto di come il nostro Paese sia manchevole sotto diversi aspetti. Tantoda poter concludere che neppure uno dei sei punti elaborati dal PermanentBureau può dirsi pienamente rispettato nella realtà italiana dell'adozioneinternazionale.

 

1.  Trasparenza dei costi

Relativamente alla prima di queste buone prassi, L'Aja raccomanda,per esempio, di "assicurarsi che tutti i pagamenti (spese, onorari, contributie/o donazioni) siano effettuati tramite bonifico bancario verso un conto bendefinito". I pagamenti in contanti, insomma, devono essere vietati. Il nostroPaese prevederebbe il rispetto di tale normativa, ma in genere non compiealcuna verifica per controllare che ciò avvenga davvero. Tanto che non è raroche emergano situazioni in cui le cose vanno molto diversamente: quella deicontanti in nero che molte coppie si vedono costrette a portare all'estero èuna delle piaghe che maggiormente affligge l'adozione internazionale in Italia.

Allo stesso tempo, L'Aja chiede che vengano sempre dettagliate ledestinazioni di spesa dei costi sostenuti dalle coppie. Ma anche in questocaso, l'Italia, pur approvando a parole l'indicazione del Permanent Bureau,lascia che nei fatti le cose vadano diversamente. I costi sono spessoforfetizzati e inclusi in una sorta di "pacchetto completo" per l'adozione,senza che siano specificati nel dettaglio le destinazioni di spesa.

E ancora, sempre nell'ottica della trasparenza, gli enti autorizzatisarebbero tenuti a mettere a disposizione dell'utenza in forma scritta tutte leinformazioni relative agli aspetti finanziari. Praticamente tutti i 62 entiitaliani sono dotati di un sito internet, ma molti di essi sono poco completi ecomprensibili. Con buona pace del diritto all'informazione delle coppieinteressate.

 

2. Costi e spese ragionevoli

Passando al secondo punto delle buone prassi, L'Aja chiede diimpostare costi e spese ragionevoli. A questo scopo, il Permanent Bureauraccomanda agli enti di "retribuire i professionisti con un compenso mensile,quando il numero delle adozioni lo permette". La ratio èquella di evitare che, chi lavora per un ente autorizzato, cerchi di realizzarepiù adozioni del consentito, solo per guadagnarci di più, in una sorta disistema "a cottimo". Un pericolo sui cui l'Italia non è mai intervenuta in modochiaro.

 

3. Esplicitazione dei rischiconnessi a pressioni finanziarie indebite

Per i casi in cui la trasparenza non c'è, L'Aja chiede ai Paesi di"prevedere un metodo di facile accesso che permetta alle coppie e agli altriattori di segnalare ogni tipo di abuso, anche in forma anonima". In Italiaquesto attualmente non è possibile. Il numero verde della Commissione AdozioniInternazionali, a cui un tempo era possibile affidare le segnalazioni, oggiesiste solo sulla carta, ma di fatto è sospeso. E il nostro Paese non ha maiparlato della possibilità di segnare disfunzioni in forma anonima.

Allo stesso scopo, tra le buone prassi vi sarebbe quella di"inviare la lista dei costi sostenuti con l'ente autorizzato (e/o conl'autorità competente) all'autorità centrale sia dello Stato di origine, siadello Stato di accoglienza". Una procedura tanto più necessaria alla luce delfatto che, stando alle testimonianze di diverse coppie, non è raro che agliaspiranti genitori venga chiesto di sostenere costi, presentati come necessari,per voci di spesa non ben precisate. Circostanze che, se note ai Paesi diorigine dei minori adottati, indurrebbero questi ultimi a prendere seriprovvedimenti in merito.

 

4. Contributi a progetti dicooperazione e donazioni

Le raccomandazioni de L'Aja in questo campo nascono dal fatto che,nelle normative dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione, l'adozioneinternazionale è considerata una forma di cooperazione finalizzata ad aiutare iminori in difficoltà. Su questo punto, il Permanent Bureau chiede di prestareattenzione a due aspetti. Il primo: se per un verso gli enti autorizzati sonotenuti a cooperare con i Paesi in cui operano, dall'altro si raccomanda diinterrompere questa cooperazione qualora si verifichi che un Paese non assicuriun corretto e trasparente impiego dei fondi ricevuti. Al contempo alle coppiesi chiede di verificare, quando i contributi vengono richiesti da un ente autorizzato,che l'importo sia stato fissato dal Paese di origine e non direttamentedall'ente o da un orfanotrofio, con quest'ultimo che potrebbe essere legato dapartnership proprio a un ente.

Per le donazioni, invece, l'imperativo principale è quello di proibirlea beneficio di famiglie biologiche dei bambini adottabili. In tal caso, ilreato di traffico di minori sarebbe evidente.

 

5. Prevenzione e lotta a ogniprofitto indebito

Anche sulla prevenzione e la lotta a ogni profitto indebito,l'Italia ha mantenuto un atteggiamento fino a ora piuttosto "timido". Non hamai imposto esplicitamente agli enti, per esempio, di far monitorare econtrollare le proprie attività richiedendo un audit esternoannuale. Quando ciò è avvenuto, è stato per iniziativa spontanea dell'ente cheha fatto certificare il proprio bilancio da un organismo esterno. E, cosaancora più grave, l'Autorità Centrale italiana non risulta assolutamentepuntuale nell'effettuare verifiche periodiche sugli enti per assicurarsi che laloro situazione finanziaria sia regolare.

 

6. Sanzioni appropriate ed efficaci

Infine, il Permanent Bureau raccomanda di prevedere sanzioniappropriate, chiare ed efficaci per tutti coloro che creano o favorisconosituazioni irregolari, compreso chi non denuncia tali disfunzioni. Ma anche inquesto caso, il nostro Paese non si è mai pronunciato con decisione: lesanzioni sono previste, ma stabilite solo in forma generica.

Di strada da fare per garantire una reale trasparenza finanziarianel settore delle adozioni internazionali, l'Italia ne deve percorrere ancoramolta. Se da un lato è tenuta a perseverare nel rispetto di quelle buone prassiche già ha adottato, dall'altro è chiamata a trasformare in fatti concretiquelle linee guida che fino a oggi ha abbracciato solo a parole o hatrascurato. Solo così, quello che era un fiore all'occhiello della nostrasocietà - l'adozione internazionale - potrà rinascere a nuova vita, superandol'attuale crisi che ha visto dimezzato il numero di minori stranieri accolti eridotto ogni anno di 500 coppie i coniugi che si avviano al percorsodell'adozione.

 

Mailing list
Iscrivetevi alla sede a voi più vicina. Riceverete anche le notizie nazionali più rilevanti.

email:

sede (opzionale):


Notiziario

Adozione e dintorni
maggio-giugno 2016



Collana GSD
Edizioni ETS


Consulta la collana
Edizioni ETS