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Dentro la CAI - Intervista ad Andrea Speciale

Autore/i:
Luigi Bulotta

Data: 02-01-2013
Argomento: Interviste

Questa intervista avrebbe dovuto essere pubblicata nel numero dello scorso mese. Pochi giorni prima della nostra pubblicazione, stralci dell'intervista sono apparsi all'interno di un articolo apparso sul sito di Ai.Bi. dal titolo "Andrea Speciale (CAI): due anni di attesa per una coppia sono troppi. Perché l'idoneità non potrebbe essere verificata dagli Enti Autorizzati?". La nostra associazione si è vista costretta a chiedere ad Ai.Bi. di togliere l'articolo in questione dal proprio sito, cosa che è avvenuta con apprezzabile rapidità e, contemporaneamente, ha deciso di soprassedere momentaneamente alla pubblicazione. Ringraziamo l'avv. Andrea Speciale per averci gentilmente spiegato come mai siano emersi stralci della sua intervista anzitempo. Questo è il testo integrale, difficile forzarne i significati.

 

 

 

DENTRO LA CAI

Intervista ad Andrea Speciale

 

Concludiamo questo mese la serie di interviste ai rappresentanti delle associazioni familiari all'interno della Commissione Adozioni Internazionali. Questo mese è la volta di Andrea Speciale, membro CAI fin dal 2007.

 

Avv.Speciale, ci parli del Forum delle Associazioni Familiari, coordinamento a cui appartiene: come e quando è nato? Com'è strutturato e quali finalità perseguite? Da quante associazioni  è composto?

 

Il Forum delle Associazioni Familiari è nato nel 1993 per rivendicare la soggettività sociale della famiglia e della Associazioni Familiari. All'inizio le associazioni erano poco più di 10. Oggi oltre 50 Associazioni nazionali fanno parte del Forum, che rappresenta così oltre 3 milioni di famiglie italiane che chiedono di essere rispettate nel loro specifico ruolo di soggetto sociale primario. L'attività del Forum si realizza specificamente negli ambiti sociale, culturale e politicoper far sì che le decisioni ed i provvedimenti, anche legislativi o di natura amministrativa, che in qualsiasi modo riguardano la famiglia e la vita familiare, rispettino i diritti della famiglia e, possibilmente, promuovano e sostengano le famiglie italiane ed europee. Il Forum infatti svolge una importante funzione anche in ambito europeo.

 

Come siete organizzati? Avete sedi e attività sulterritorio?

 

Il Forum è presente con proprie articolazioni su tutto il territorio nazionale. Esistono infatti intutte le Regioni (e nelle Province autonome) i Forum Regionali, sono attivi moltissimi Forum provinciali e si stano diffondendo i Comitati comunali, che si rapportano direttamente con l'amministrazione delle singole città in difesa della famiglia. Possono partecipare ai Forum che operano in specifici ambiti territoriali le Associazioni familiari che hanno una presenza attiva in quei territori, siano esse articolazioni di Associazioni nazionali oppure specifiche realtà locali, sempre che tra le finalità statutarie abbiano in modo prevalente la difesa dei diritti della famiglia.

 

Lei è in CAI dal 2007, da quando l'on. Bindi ne modificò il regolamento ed aprì la Commissione alle associazioni familiari. Posso chiederle quale fosse la sua esperienza con il mondo delle adozioni prima dientrare in CAI?

 

A seguito della modifica del 2007 un componente indicato dal Forum delle Associazioni Familiarideve far parte della CAI. Si tratta del riconoscimento del valore della modalità operativa del Forum. Ogni decisione viene infatti assunta dopo che tutte le Associazioni sono state coinvolte nell'approfondimento di ciascunospecifico argomento. Mi spiego: se si deve decidere la posizione da assumere in materia di adozioni non vengono coinvolte soltanto le associazioni che hanno l'accoglienza come loro specifica, o comunque prevalente, attività, ma il tema viene approfondito da tutte le 50 associazioni così che ciascuna possa portare il proprio contributo di esperienza e conoscenza. Non si corre il rischio che ciascun singolo tema sia affrontato in modo, mi si consenta l'espressione forte ma voglio farmi capire, riduttivo, perché all'analisi partecipa anche chi si occupa di scuola, di disabilità, di fisco, di tariffe, di diritto ....

Prima di entrare in CAI la mia esperienza in tema di adozione derivava dal mio coinvolgimento fin dagli anni dell'università nel Consultorio Familiare della Diocesi di Ancona, la mia città, che si occupava anche di accoglienza e di adozione. L'attività professionale poi, sempre interconnessa con l'impegno nel Consultorio che non ho mai abbandonato, mi ha portato ad approfondire molte tematiche legate all'adozione insieme a molte coppie e famiglie. Come componente del Consiglio Direttivo del Forum ho partecipato nel 2001 all'attività che ha portato alla modifica della nota legge 184.

 

Lei è in CAI da ormai cinque anni. Ci parli della sua attività e delle istanze che ha portato all'interno della Commissione.

 

La Commissione è formata per la gran parte da incaricati dei diversi Ministeri e da esperti, che provengono sempre dai Ministeri oppure dalla Magistratura minorile. I rappresentanti delle Associazioni familiari hanno la funzione di portare all'interno della CAI la voce delle famiglie che entrano in contatto con la procedura adottiva e questo è quanto ho sempre cercato di fare. Il nostro compito consiste far sì che le diverse problematiche che si affrontano di volta in volta non siano trattate come questioni astratte, ma siano percepite ed esaminate per gli effetti concreti che producono sulle famiglie. Va dato atto che al riguardo c'è già una particolare sensibilità della Vice Presidente e degli altri componenti la Commissione, ai quali può mancare, in certi casi, il continuo riscontro diretto con le famiglie, riscontro che costituisce lo specifico dei rappresentanti delle Associazioni familiari. Sul punto va anche detto che nello scorso mandato di fatto i rappresentanti delle Associazioni familiari sonostati solo due, Michele Augurio ed io, e che, dopo le dimissioni del primo, il quale è sempre stato molto attivo ed ha sempre svolto un valido ruolo di stimolo e pungolo, sono rimasto solo. Da qualche mese sono stati nominati i due rappresentanti che mancavano e quindi adesso la voce delle Associazioni familiari è completa.

Le istanze che ho sostenuto all'interno della Commissione? Mi sembra inutile fare un arido elenco. Mi piace di più ricordare il continuo richiamo che faccio sempre alla corretta applicazione del principio di sussidiarietà: gli Enti Autorizzati svolgono compiti che l'ordinamento attribuisce alla Commissione e la Commissione deve far sì che gli Enti stessi riescano nel migliore dei modi a svolgere quanto già loro delegato e tutti ciò che dimostreranno di volta involta di poter realizzare in prima persona. Tanto presuppone un effettivo controllo ed una continua verifica della Commissione sull'operato degli Enti ele decisioni in ambito ‘disciplinare' che la Commissione ha adottato non devono essere percepite come una ingerenza indebita, ma sono un dovere della Commissione nell'interesse delle famiglie e degli Enti stessi.

 

Come ha interpretato il suo ruolo di rappresentate delle associazioni familiari, specialmente per quel che riguarda il tema della comunicazione alle associazioni del suo coordinamento?

 

Mi sono confrontato con il Presidente e gli Organi Direttivi del Forum e con la Commissione cheall'interno del Forum si occupa di questi temi. Ho anche cercato di coinvolgere le Associazioni che potevano fornirmi indicazioni quando si è trattato di affrontare argomenti specifici o svolgere puntuali relazioni. L'ambito della comunicazione e del coordinamento è certamente un tema molto sensibile perché si ha sempre la sensazione di poter fare di più.

 

Come è cambiato, se è cambiato, il suo sguardo sul mondodelle adozioni internazionali a seguito di questa sua esperienza.

 

Non credo possa dirsi che il mio modo di vedere il mondo delle adozioni internazionali sia cambiato da quando sono in CAI. Certamente ho imparato di più per quel che riguarda gli aspetti relativi ai rapporti con le Autorità Centrali degli altri Paesi ed ho compreso a fondo che le modalità con cui ciascuna adozione viene seguita dal singolo Ente ha una ricaduta enorme su tutte le altre adozioni e sulla considerazione stessa che gli altri hanno del nostro Paese e del modo in cui si fanno le adozioni da noi.

 

Il Forum delle Associazioni Familiari ha tra le associazioni che lo compongono due Enti Autorizzati. Gli enti, nell'attualesistema delle adozioni internazionali, sono soggetti all'azione di controllo ed'indirizzo della CAI di cui lei è membro. Immagino che lei e la Commissione sarete chiamati di continuo a prendere decisioni che coinvolgono gli enti. Quale è stata la sua linea di indirizzo in merito?

 

Nella vita faccio l'Avvocato, per un certo periodo ho svolto la funzione di Magistrato Onorario ed ancora svolgo la funzione di Arbitro: sono tutte situazioni che impongono achi voglia essere corretto di separare le conoscenze personali e, se vogliamo, anche gli interessi personali da ciò che è giusto. Questa è stata e sarà la mia linea di condotta all'interno della CAI. Confido peraltro che gli altri componenti la Commissione mi segnalino immediatamente se mai dovesse capitare che una mia affermazione o presa di posizione sia anche solo percepita comemotivata dal rapporto personale con l'uno o l'altro degli Enti Autorizzati, coni quali i rapporti sono più frequenti.

 

Quale è per lei il ruolo delle associazioni familiari in CAI in futuro? Quale sarà, in concreto, il suo impegno all'interno della Commissione nel prossimo anno del suo mandato? Quali le priorità?

 

Il ruolo delle Associazioni Familiari è stato, è e, secondo me, dovrà essere quello di portarela voce delle famiglie all'interno della Commissione. Il mio impegno sarà quindi portare all'attenzione della Commissione le questioni che per le famiglie e le Associazioni Familiari saranno via via rilevanti.

Credo che oggi per la CAI ci sia anche una priorità di ordine culturale. Viviamo un periodo in cui si diffondono sempre più l'individualismo e l'egoismo e poco importa in questa sede stabilire se la crisi sia la causa o l'effetto della detta diffusione. Anche la tradizionale apertura delle famiglie italiane a chi ha vissuto il trauma di un abbandono e vede frustrato il suo diritto a vivere in una famigliari sente della situazione del momento. E' quindi opportuno un grande sforzo per rilanciare il valore dell'accoglienza, dell'apertura a chi ha bisogno ed anche la cultura stessa delle adozioni.

Parallelamente è necessario ricordare e ribadire sempre che di fronte a progetti tanto complessi, quali l'accoglienza di un minore abbandonato, ed a bambini così deprivati è assolutamente irrinunciabile che l'adozione internazionale sia riservata a famiglie stabili, impegnate socialmente e pubblicamente, cioè famiglie legalmente sposate, e costruite sulla differenza sessuale, formate cioè da un padre e da una madre.

 

Quali sono le criticità che vede nell'attuale sistema delle adozioni internazionali? Come dovrebbe evolvere per adattarsi ai cambiamenti sociali e meglio assolvere alla sua funzione?

 

Le famiglie che danno la disponibilità all'adozione non riescono a comprendere e vivono con enorme difficoltà l'approccio burocratico della procedura finalizzata alla verifica dell'idoneità. La verifica è necessaria perché non si può correre il rischio che un minore che ha già vissuto il trauma dell'abbandono sia accolto da una famiglia che non abbia tutti i requisiti per assicurare a quel minore di non incorrere in una seconda tragica esperienza. Non ci si può negare tuttavia che isoggetti che gestiscono l'attuale sistema, con le note criticità ed i diffusi patologici ritardi, non riescono a far sentire accolte le famiglie, ma sembra facciano di tutto per allontanarle e scoraggiarle. Come può accettare unacoppia di attendere due anni per conoscere se la propria disponibilità all'adozione internazionale sia stata accolta e di essere giudicata in funzione dell'esito di un solo incontro di due ore con una psicologa? Altra criticità è rappresentata dal costo della adozione internazionale.

Chefare allora? Si dovrebbe aprire una grande discussione non sulla questione idoneitàsì idoneità no, in quanto a mio avviso una verifica è assolutamente necessaria, ma sulle modalità con cui la verifica viene effettuata. E' opportuno e possibile coinvolgere le Associazioni Familiari, gli stessi Enti Autorizzati? Con quali modalità? Credo che qualcosa in questo senso possa essere fatto. Non dimentichiamo che nel sistema italiano alcune delle funzioni che sono proprie dell'Autorità Centrale sono già svolte dagli Enti Autorizzati. Perché allora non cominciare a porsi per lo meno il problema della opportunità di verificare se, ed eventualmente quali fasi del procedimento volto a verificare l'idoneità delle coppie alla adozione internazionale possano essere svolte da soggetti della società civile?

 

Cinque anni all'interno della CAI fanno dilei sicuramente un osservatore privilegiato. Qual è la sua idea sulle modalità operative della Commissione? Che giudizio esprime su come è organizzata e sul suo funzionamento? Intravvede l'esigenza di cambiare qualcosa?

 

A mio avviso il giudizio in merito all'organizzazione ed al funzionamento della CAI è positivo. Posso dire che a volte sono rimasto personalmente colpito per la capacità della Vice Presidentee della struttura, nonostante i continui impegni istituzionali, spesso anche all'estero, di gestire tempestivamente l'attività ordinaria e straordinaria. Siamo peraltro alla vigilia del rinnovo delle Camere, con quanto di conseguente anche per la stessa CAI.

Se devo indicare una esigenza che sento, e che ho già evidenziato in Commissione, mi piacerebbe che, qualche giorno prima delle riunioni, ai Commissari fosse inviata via mail, con tutte le necessarie garanzie di segretezza e riservatezza, la documentazione relativa ai punti all'ordine del giorno. Per chi non vive a Roma, come me, ciò sarebbe utile perché non sempre è possibile passare presso la sede della Commissione nei giorni precedenti la riunione per esaminare i fascicoli. Su questo aspetto gli ‘informatici' sono al lavoro e probabilmente una soluzione sarà trovata a breve.

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