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La Bielorussia: un'altalena di speranze deluse

Autore/i:
Carolina Di Ferdinando

Data: 22-11-2007
Argomento: Paesi

La Repubblica di Bielorussia viene istituita Il 27 luglio 1990 quando la regione si è resa indipendente dall’Urss, il 25 agosto 1991 l’indipendenza è stata riconosciuta e il 5 marzo 1994 è stata approvata la nuova Costituzione. Il 10 luglio 1994 è stato eletto il primo presidente della repubblica, Alexander Lukashenko, tutt’ora in carica.
Nel 1986 a causa di un incidente alla centrale atomica di Chernobyl, le voblast (distretti) Homyel, Mahilou, Brest, Minsk e Grodno vennero contaminate dalle radiazioni, causando gravi danni alle coltivazioni e all'allevamento e un drastico calo nelle esportazioni, con pesanti ripercussioni sull'economia.
Sono ormai passati 20 anni dalla tragedia di Chernobyl, purtroppo i danni delle radiazioni sono e saranno ancora per molto tempo un pericolo per la salute dei bambini che oggi crescono in quelle zone. Grazie ad un accordo tra la Bielorussa e l’Italia sono stati istituiti i Soggiorni terapeutici per permettere a questi bambini di trascorrere un periodo nel nostro paese, ospiti di famiglie italiane. Finora quest’iniziativa ha alleviato le temibili conseguenze della radioattività sulla salute e lo sviluppo di molti di loro. L’ospitalità è regolata da accordi tra Italia e Bielorussia per abbattere la radioattività accumulata vivendo in zone contaminate.
In tutto il nostro territorio nazionale sono circa 30.000 i bambini e ragazzi che vengono accolti per le festività natalizie e in estate da altrettante famiglie italiane. Di questi bambini e ragazzi, alcune migliaia sono in stato di abbandono e vivono in orfanotrofi, pertanto molte famiglie ospitanti hanno richiesto o vorrebbero richiederne l’adozione per i fortissimi legami affettivi e le aspettative che nel corso degli anni si sono creati da entrambe le parti.
Ciò era possibile fino ad ottobre 2004 per un numero limitato di bambini all’anno, indicato dalle autorità bielorusse alla Commissione Adozioni Internazionali italiana. Si sono create, perciò, liste d’attesa presso gli Enti (privati) autorizzati dal Ministero degli Esteri a far da tramite tra le coppie e le autorità locali, secondo la Convenzione internazionale dell’Aja. Da qualche tempo però la situazione si è andata complicando e si sono moltiplicati gli ostacoli diplomatici, politici e burocratici per le adozioni. Ad ottobre 2004, circa 140 pratiche (secondo il Ministero degli Affari Esteri italiano) in fase di valutazione finale da parte dalle autorità bielorusse, ad avvenuta certificazione dell’adottabilità dei minori e ad abbinamenti ufficialmente effettuati, sono state fermate per decisione bielorussa. Il motivo è stato l’avvio di una revisione retroattiva della normativa sulle adozioni internazionali, conclusasi a gennaio 2005. Nel frattempo, altre coppie italiane (circa 500) hanno depositato presso gli Enti autorizzati i fascicoli, tradotti ufficialmente in lingua russa, con le richieste di adozione da consegnare a gennaio 2005 all’Ambasciata bielorussa. Sempre agli inizi del 2005, le famiglie si sono organizzate ed hanno iniziato le loro azioni appellandosi al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Affari esteri, del Welfare, delle Pari Opportunità, al Presidente della Commissione adozioni e alle autorità locali.
Proprio quando sembrava che gli accordi dovessero portare ad una soluzione dei problemi, a settembre 2006, una coppia di Cogoleto, che ospitava una bambina bielorussa, mette in atto una sorta di sequestro denunciando presunte violenze sulla piccola subite all’interno dell’istituto. Il governo italiano non prende immediatamente posizione e questo genera una situazione di grande difficoltà nei rapporti tra i due paesi. La vicenda si risolve con la liberazione della bambina, il suo ritorno in patria, ma la posizione poco ferma dell’Italia nei confronti della vicenda induce la Bielorussia a bloccare anche i soggiorni terapeutici. Diverse famiglie italiane ed altrettanti bambini bielorussi trascorrono il Natale peggiore della loro vita.
Associazioni di genitori e di famiglie ospitanti manifestano la loro disapprovazione e chiedono diversi incontri con il ministro della famiglia, delle politiche sociali e degli esteri.
Nel marzo 2007 una delegazione italiana viene ricevuta a Minsk per discutere la possibilità di ripresa degli accordi. L’incontro ha un esito positivo, viene firmato un protocollo in materia di adozioni da una delegazione del ministero degli Esteri, del ministero della Solidarietà sociale e del dipartimento delle Politiche per la Famiglia. A Minsk, si legge in una nota della Farnesina, è stato formalizzato un Protocollo in materia di adozioni, che aggiorna il precedente firmato nel 2005. Tale risultato, fortemente atteso da numerose associazioni e famiglie italiane, consente la ripresa dei programmi di accoglienza e delle adozioni e favorisce l'avvio di una nuova fase di dialogo in materia umanitaria.
Nel periodo estivo (giugno-settembre 2007) i bambini tornano in Italia, ma soprattutto le famiglie in attesa di adozione sperano che finalmente le loro pratiche (in alcuni casi bloccate da più di quattro anni) vengano esaminate e venga completato l’iter.
La sorpresa arriva dopo che i bambini sono ripartiti: la Bielorussia non rispetta il protocollo di marzo e rinvia continuamente la data d’incontro con la commissione italiana. Nel frattempo alcune famiglie ricevono raccomandate dove si informa che il minore, per il quale hanno fatto richiesta di adozione, “non può essere adottato per… “.
I motivi sono diversi ma la storia è unica: la disperazione delle famiglie e il dolore dei bambini, usati come merce di scambio per qualche strano gioco politico.
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