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La convenzione sui diritti dell'infanzia compie diciotto anni

Autore/i:
Anna Guerrieri

Data: 19-12-2007
Argomento: Minori

Il 20 Novembre scorso è stato celebrato al Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia. Erano presenti i ministri Rosy Bindi, Politiche per la famiglia, e Paolo Ferrero, Solidarietà sociale, Anna Maria Serafini, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia, e il Presidente dell ’ Osservatorio Nazionale sull’Infanzia e l’Adolescenza, Occhiogrosso. Sono intervenuti rappresentanti di G2 (Generazioni Seconde), della popolazione Rom, ragazzi del PIDIDA.
Il ministro Bindi ha evidenziato il crescente divario tra le situazioni dei bambini del mondo. In troppi modi ed in troppi paesi i bambini subiscono violenze attive e l’indifferente silenzio degli adulti. Per questo è necessario dare valore ai bambini, non come promessa di futuro, ma come ricchezza del presente. Ai bambini va riconosciuta “capacità di essere”. Sono soggetti autonomi, protagonisti di diritti. I bambini vanno cresciuti nella libertà.
Per questo non possono essere sottovalutate le crescenti difficoltà di interazione tra scuola e famiglia. Non si educa da soli. Un processo educativo autentico non è mai auto-referenziale. Per questo va fondato un nuovo patto educativo concordato tra famiglia e società. La responsabilità educativa è diffusa e ricade su tutti noi adulti.
Ian Kiggundu, studente del liceo scientifico Newton di Roma, a nome di G2, (www.secondegenerazioni.it), la rete di figli di immigrati “G2 Seconde Generazioni” ha consegnato nelle mani del Presidente Giorgio Napolitano, una lettera per la riforma della legge sulla cittadinanza (legge 91 del 1992).
“Crediamo che è anche a noi che lei si rivolge quando parla a tutta la popolazione – ha detto Ian -. Per questo le chiediamo di fare in modo che tutti i figli d’Italia abbiano le stesse opportunità di partenza e possano avere le stesse aspirazioni e non restino degli Italiani con il permesso di soggiorno.
Le chiediamo quindi di sollecitare il percorso della legge sull’accesso alla cittadinanza italiana che noi speriamo possa finalmente riconoscerci tutti dei pari rispetto ai nostri coetanei, figli di italiani, amici, compagni di scuola, vicini di casa, con i quali, spalla a spalla, stiamo già diventando adulti”.
Nella sala l’eco della voce di Ian è restata a lungo: “Rappresento l’Italia miglioreremo questo paese. Abbiamo però bisogno che ci venga riconosciuta la cittadinanza. Siamo figli dello stesso paese.”
Il ministro Ferrero dice che: “I diritti sono tali quando lo sono per tutti. E’ necessario costruire diritti certi ed esigibili per ridare sicurezze e certezze”. Incisive sono state le parole di un ragazzo della comunità Rom: “Mi chiamo Tiberius, sono un ragazzo rom di 16 anni. Sono partito dalla Romania cinque anni fa assieme alla mia famiglia. I miei genitori mi hanno spiegato che dovevamo partire per assicurarmi un futuro migliore.
All’inizio non è stato facile, non ero abituato vivere in una baracca, mi mancavano il mio paese e i miei amici.
Fin da piccolo mamma e papà coltivavano per me un grande sogno, volevano che studiassi con impegno per poter diventare un giorno un bravo avvocato. Oggi frequento il secondo anno presso il liceo Montale di Roma.
Se ho potuto studiare lo devo ai miei genitori e ai loro sacrifici. I miei compagni e i miei insegnanti mi hanno accolto con grande affetto. In classe siamo tutti amici, non mi sento diverso.
La scuola mi piace molto, mi piace il diritto, la storia e la letteratura. Amo leggere i romanzi, il mio autore preferito è Alessandro Manzoni. Dallo scorso anno, grazie all’aiuto degli amici della Comunità di Sant’Egidio, io ed altri ragazzi zingari abbiamo cominciato a frequentare l’Accademia di Santa Cecilia. Mi sto specializzando nello studio della viola, ma so suonare anche la fisarmonica e il pianoforte. Suonare questi strumenti è per me come un tuffo nella fantasia, mi immagino un futuro migliore per noi Rom e per tutti i popoli che soffrono. Mi fa molto soffrire quando a causa di alcune persone violente si incolpa un' intera nazione, un intero gruppo. Io amo l’Italia e gli italiani, mi sento italiano anche io.”
Anna Serafini Presidente della Commissione Bicamerale Infanzia ha annunciato di star elaborando, in commissione, una bozza di regolamento che ammetterà alle audizioni anche i ragazzi e le ragazze, per ascoltarli finalmente, per dar spazio alle loro voci. Ha quindi ringraziato il Presidente per aver ospitato al Quirinale la celebrazione del 20 Novembre. Si è inoltre soffermata sull’importanza di valorizzare le associazioni e le reti che aiutano le famiglie citando una frase attribuita alle popolazioni native del Nord-America: “Tutti i bambini del mondo saranno benvenuti ai nostri fuochi”.
Tanti da questo momento in poi sono gli interventi e le domande da parte di molti ragazzi e ragazze. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha così risposto ai ragazzi:“Bisogna modificare la legge sulla cittadinanza, perché è troppo restrittiva. Bisogna aprire canali nuovi di accesso alla cittadinanza italiana, per tanti ragazzi e per tanti giovani.” Ha inoltre affermato che ogni bambino e ragazzo, nato in Italia o arrivato in Italia, con genitori con o senza permesso di soggiorno, ha il diritto di vedersi riconosciuti (cittadinanza o meno) tutti i diritti della Convenzione dell’Onu e tutti i diritti della Costituzione Italiana .“Si e' sentito dire” ha proseguito il Presidente della Repubblica “che i Rom, che tutti i Romeni sono il male, qualcosa di cui il nostro Paese deve aver paura. Non bisogna aver paura ma bisogna integrare, far rispettare la legge, dare cittadinanza a giovani che sono nati in Italia.”
La mattinata si conclude con l’affettuoso abbraccio degli scolari delle scuole romane intervenute al Presidente della Repubblica. Esco con lentezza dal Quirinale, nella luce rosata che bagna oggi Roma, dopo tanta pioggia. Davanti a me si stende la città, coi suoi tetti e le cupole e un traffico da qui poco percettibile.
Fra poco sarò di nuovo nelle strade, tra la gente, in mezzo alle macchine, vedrò i mille manifesti sulla sicurezza. Penso ai miei figli a scuola e a casa. I diritti dei bambini non possono essere solo lettera letta ed ascoltata. Devono essere realtà.
Ancora non è così, non oggi, e neanche qui.
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