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Giochi
Autore/i: Paola LatuData: 24-09-2006
Argomento: Sociale e legale
Meglio i giochi di oggi o quelli di ieri?
Chi sa rispondere a questa domanda?
Se chiudessi gli occhi e tornassi indietro sul filo della memoria e della nostalgia sicuramente risponderei quelli di ieri senza dubbio. Perchè? Perchè si giocava all'aria aperta in compagnie numerose; la mattina il primo pensiero era :"ora esco a cercare le mie amiche", si giocava per strada con quello che offriva la strada pietre, legnetti, erba, da casa qualcuno portava una bambola o un pallone, la corda per saltare o i gessetti per disegnare sull'asfalto.
Anche le leggi erano quelle della strada,logicamente leggi non scritte e che voglio ora codificare. La prima, e pressocchè indiscutibile, era la presenza di un capo del gruppo che prendeva tutte le decisioni,ad esempio formava le squadre per i vari giochi (e naturalmente nella sua metteva gli elementi più forti) e poi,cosa che io personalmente ho sempre invidiato,poteva decidere che giochi fare e molte volte ne dettava anche le regole.
Diventare capo non era facile a volte bastava essere la bambina più grande, altre volte emergeva dal gruppo la persona più carismatica, quella che riusciva a mettere tutti d'accordo, in alcune compagnie invece, nasceva una sorta di "guerra" interna fatta anche di piccoli dispetti dove a vincere era il più furbo e qualche volta il più prepotente. C'era insomma all'interno del gruppo una complessa gerarchia che andava dal capo fino all'elemento più debole di solito il più piccolo o l'ultimo arrivato oggetto, spesso, di piccole ingiustizie che terminavano nel momento stesso in cui il bambino imparava a farsi rispettare dagli altri.In questa fase era assolutamente fuori luogo far intervenire i genitori i quali fra l'altro non si interessavano dei piccoli litigi tra bambini si assicuravano esclusivamente che non si trattasse di cose gravi, mentre era accettato l'intervento delle maestre le quali forse perché ritenute neutrali riuscivano con molta buona volontà a risolvere i vari problemi che si presentavano nella quotidianità.
La gerarchia dicevo, veniva rispettata da tutti i componenti, cosi come veniva accettata la seconda regola: l'assenza della proprietà privata dei giocattoli.
In realtà funzionava così finchè i giocattoli rimanevano in casa il proprietario poteva dire "questo è mio!" ma nel momento in cui veniva portato "fuori",allora diventava di tutti e tutti potevano giocarci.
Forse farò della psicologia spicciola se dico che queste due piccole e semplici leggi che ho imparato da piccola, per strada ancora oggi mi sono utili, ancora oggi mi aiutano a vivere serenamente in una società dove ci sarà sempre un capo e una gerarchia da rispettare e dentro la quale farmi rispettare e dove ci saranno persone care con cui condividere ogni cosa.
E i bambini di oggi con i loro giochi moderni potranno un domani dire di aver imparato da piccoli a vivere serenamente nella società? Non giocano più all'aria aperta e la strada ormai è troppo pericolosa per loro e quando giocano assieme lo fanno a scuola o in ludoteca dove le regole però le scrivono gli adulti.
E poi c'è la televisione che nonostante le attenzioni dei vari enti e degli stessi genitori non riuscirà mai a sostituirsi alla vita vissuta non potrà mai insegnare concretamente le regole del mondo. Sono certa che la tv, il computer e i videogiochi siano utili nella società moderna e che imparare ad usarli sin da piccoli avvantaggerà i nostri bambini per il futuro nel quale avranno sempre a che fare con la tecnologia, ma, nei rapporti umani cosa mai avranno da imparare da un video gioco?
Tornando alla domanda iniziale, forse è solo questo che contraddistingue i giochi di ieri da quelli di oggi: i rapporti umani. Davanti ad uno schermo si può stare anche da soli ma per giocare alla vita è necessario essere in tanti......!
Chi sa rispondere a questa domanda?
Se chiudessi gli occhi e tornassi indietro sul filo della memoria e della nostalgia sicuramente risponderei quelli di ieri senza dubbio. Perchè? Perchè si giocava all'aria aperta in compagnie numerose; la mattina il primo pensiero era :"ora esco a cercare le mie amiche", si giocava per strada con quello che offriva la strada pietre, legnetti, erba, da casa qualcuno portava una bambola o un pallone, la corda per saltare o i gessetti per disegnare sull'asfalto.
Anche le leggi erano quelle della strada,logicamente leggi non scritte e che voglio ora codificare. La prima, e pressocchè indiscutibile, era la presenza di un capo del gruppo che prendeva tutte le decisioni,ad esempio formava le squadre per i vari giochi (e naturalmente nella sua metteva gli elementi più forti) e poi,cosa che io personalmente ho sempre invidiato,poteva decidere che giochi fare e molte volte ne dettava anche le regole.
Diventare capo non era facile a volte bastava essere la bambina più grande, altre volte emergeva dal gruppo la persona più carismatica, quella che riusciva a mettere tutti d'accordo, in alcune compagnie invece, nasceva una sorta di "guerra" interna fatta anche di piccoli dispetti dove a vincere era il più furbo e qualche volta il più prepotente. C'era insomma all'interno del gruppo una complessa gerarchia che andava dal capo fino all'elemento più debole di solito il più piccolo o l'ultimo arrivato oggetto, spesso, di piccole ingiustizie che terminavano nel momento stesso in cui il bambino imparava a farsi rispettare dagli altri.In questa fase era assolutamente fuori luogo far intervenire i genitori i quali fra l'altro non si interessavano dei piccoli litigi tra bambini si assicuravano esclusivamente che non si trattasse di cose gravi, mentre era accettato l'intervento delle maestre le quali forse perché ritenute neutrali riuscivano con molta buona volontà a risolvere i vari problemi che si presentavano nella quotidianità.
La gerarchia dicevo, veniva rispettata da tutti i componenti, cosi come veniva accettata la seconda regola: l'assenza della proprietà privata dei giocattoli.
In realtà funzionava così finchè i giocattoli rimanevano in casa il proprietario poteva dire "questo è mio!" ma nel momento in cui veniva portato "fuori",allora diventava di tutti e tutti potevano giocarci.
Forse farò della psicologia spicciola se dico che queste due piccole e semplici leggi che ho imparato da piccola, per strada ancora oggi mi sono utili, ancora oggi mi aiutano a vivere serenamente in una società dove ci sarà sempre un capo e una gerarchia da rispettare e dentro la quale farmi rispettare e dove ci saranno persone care con cui condividere ogni cosa.
E i bambini di oggi con i loro giochi moderni potranno un domani dire di aver imparato da piccoli a vivere serenamente nella società? Non giocano più all'aria aperta e la strada ormai è troppo pericolosa per loro e quando giocano assieme lo fanno a scuola o in ludoteca dove le regole però le scrivono gli adulti.
E poi c'è la televisione che nonostante le attenzioni dei vari enti e degli stessi genitori non riuscirà mai a sostituirsi alla vita vissuta non potrà mai insegnare concretamente le regole del mondo. Sono certa che la tv, il computer e i videogiochi siano utili nella società moderna e che imparare ad usarli sin da piccoli avvantaggerà i nostri bambini per il futuro nel quale avranno sempre a che fare con la tecnologia, ma, nei rapporti umani cosa mai avranno da imparare da un video gioco?
Tornando alla domanda iniziale, forse è solo questo che contraddistingue i giochi di ieri da quelli di oggi: i rapporti umani. Davanti ad uno schermo si può stare anche da soli ma per giocare alla vita è necessario essere in tanti......!