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Recensioni

Premiata macelleria delle Indie

di Alessandro Gilioli


Tipologia: Libro
Edito/prodotto da: BUR Rizzoli
Genere:
Argomento: Paesi
Nepal, Bhutan e Birmania: tre paesi schiacciati tra India e Cina, zone di confine, passaggio e scontro di ideologie, economie e conflitti sociali.
Alessandro Gilioli li descrive dal punto di vista del giornalista attento a tutte le correnti di profondo malessere che li attraversa, attento alle contraddizioni, sensibile alle realtà politiche e sociali. Lucida ed attuale è l’analisi della situazione birmana, di questi giorni sono le notizie tremende dell’ennesima repressione di una giunta militare che non sembra voler trasformarsi in alcun modo.
Per informazioni invitiamo i lettori a collegarsi al sito di Amnesty International che da anni lavora sulla realtà del paese (http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar ) e al Blog di Gilioli “piovono Rane” (http:gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/ ).
I capitoli dedicati al Nepal sono terribili. Vanno in crescendo e passano attraverso la descrizione socio-politica del paese sino ad arrivare ad un viaggio dal di dentro del traffico d’organi e del traffico di bambini destinati alle adozioni internazionali.
Il giornalista cerca i contatti ed entra all’interno di questo mondo parallelo dove gli esseri umani diventano “merci”, dove il corpo è oggetto di transazione. Ci sono i nomi e i cognomi degli intermediari nepalesi, dei medici indiani, delle cliniche per i trapianti. Ci sono i nomi e i luoghi degli istituti di Kathmandu dove è così facile essere accontentati, dove è così facile prendersi un bambino e portarlo via.
E’ impossibile dimenticare la storia di Sunita, il suo dolore, il suo darsi fuoco ad un bordo di una strada. Impossibile dimenticare il dialogo tra Kalpana ed un ipotetico padre adottivo in fieri (Gilioli stesso). Kalpana porta l’ipotetico papà da una bimba di pochi mesi e dice: “Le piace? Se vuole gliela teniamo, però deve lasciarci un anticipo, quando sono così piccole vanno via come niente”.
Kalpana dirige un piccolo istituto a Kathmandù.
Non ci sono commenti, come non ce ne possono essere per l’indagine che gli stessi giornalisti nepalesi stanno portando avanti  su questa situazione (http://deepakadk.blogspot.com/2007/03/adoption-racket-thriving-innepal.html). Inutile chiudere gli occhi, anche se è comprensibilissima l’angoscia di tante famiglie che hanno adottato in Nepal in buona fede al pensiero che la storia dei propri figli possa essere stata sconvolta da criminali e trafficanti.
Per questo è importante farsi le domande che vengono poste nel libro proprio nel capitolo dedicato al traffico di bambini: “Gli orfanotrofi privati in Nepal sono 26, di cui 20 a Kathmandu. Sono quasi tutti imprese a scopo di lucro e i loro dirigenti si procurano fatturato ingannando le ragazze con promesse di cura e istruzione. Poi, per renderli ufficialmente orfani, si fanno firmare una carta com’è avvenuto con Sunita, oppure usano una procedura ancora più semplice: basta pubblicare su un giornale la foto del bambino, con nome ed età, scrivendo che è stato abbandonato. In Nepal, per legge, se entro 35 giorni nessuno reclama il minore, questi viene ufficialmente dichiarato privo di genitori. Peccato che la maggioranza della popolazione sia analfabeta - quindi non compra quotidiani - e comunque nei villaggi i giornali neanche arrivano. Così, dopo un mese i boss degli orfanotrofi possono andare dal Chief District Officer, che dipende dal ministero degli Interni, e farsi rilasciare un documento che certifica l’adottabilità del bambino.
A questo punto la prima agenzia straniera che arriva conclude l’affare, senza violare formalmente alcuna norma. Dall’inizio del 2000 al giugno del 2006 sono stati adottati all’estero 1.379 bambini nepalesi, di cui 340 in Spagna, primo importatore. Al secondo posto chi c’è? Sorpresa: l’Italia, con 299 bambini.
Davanti a Stati Uniti (246), Francia (187) e Germania (173).
Tutti paesi che hanno firmato la Convenzione dell’Aia del 1993 sulle adozioni internazionali: un protocollo che impone agli Stati di assicurarsi che non vi siano stati sequestri, traffici o vendite dei bambini, né alcun tipo di «pagamento o contropartita». Qualcuno a Roma si renderà mai conto che in Nepal il «pagamento o contropartita» non è l’eccezione ma la regola?”
Recensione a cura di  Anna Guerrieri
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