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Amata Russia!

Autore/i:
Anna Guerrieri

Data: 21-01-2008
Argomento: Paesi

Provo a intervistare Ennio un luminosissimo venerdì mattina per telefono. E’ la prima volta che ci sentiamo direttamente ma mi ci vogliono pochi minuti per capire che non si tratterà di un botta e risposta. Le domande che avevo nitidamente scritto, una per foglio, sono sconvolte dal flusso del racconto di Ennio. Non è più un’intervista, ma un confronto, mentre con la sua voce appassionata mi porta dentro la sua Russia tanto amata.


Buongiorno Ennio, vogliamo iniziare parlando dell’articolo che il Sole 24Ore ha dedicato all’associazione Aiutateci a salvare i bambini Onlus?
Ma certo, grazie per la domanda. Il Sole lo scorso aprile ha condotto un’analisi della gestione economico-finanziaria
dell’Associazione. Per noi è fondamentale spendere il meno possibile per le spese di gestione dell’Associazione e ciò allo scopo di devolvere tutte le donazioni in favore dei bambini e i progetti che li riguardano, perché su questo ci giochiamo il fatto di essere volontariato vero, vero nonprofit.
Sin dalla nascita le spese di gestione non hanno mai oltrepassato il 5% di quel che riceviamo in donazioni. Ciò significa he – sempre – per ogni Euro ricevuto 95 centesimi vanno direttamente ai singoli bambini che aiutiamo o ai progetti in loro favore. A questo si aggiunga il fatto che viene stilato un Bilancio certificato ed in assoluta trasparenza.
Per tutto questo ci ha menzionato il Sole 24Ore ed io ne sono particolarmente felice.

Qual è l’obiettivo profondo della vostra associazione?
Sembrerà strano ma anche la Russia, ugualmente a tante altre parti del Mondo, ha bisogno di solidarietà e di aiuto. Oggi come oggi se si parla di essere solidali con l’India, con tanti paesi dell’Africa, sembra tutto ovvio e scontato. Normale. Ma se si parla di Russia no. Per Natale si da per scontato di metter mano al portafoglio sull’onda dell’immagine di un bambino denutrito ed africano. Ma per un bambino russo no. Non esiste che nell’immaginario collettivo si pensi alla Russia quando si vuol essere solidali. Si scontano problemi di tradizione, di cultura e soprattutto di non conoscenza di quella realtà. Ed in questo la stampa italiana non aiuta proprio … L’altro giorno è venuto un collega per chiedermi come fare per fare delle donazioni da suggerire ai dipendenti di una azienda per le prossime Festività. Gli ho parlato della nostra Associazione. Mi ha detto: “Nooo, volevamo qualche missionario in Africa!” Questo la dice lunga su cosa voglia dire per tanti la solidarietà. Un gesto, magari una volta l’anno per lavarsi la coscienza. Vuol dire elemosina verso altri che riteniamo inferiori. La Russia invece suscita emozioni controverse. Non la capiamo. Ci dà anche fastidio. Ci fa paura. E poi sono slavi … e gli slavi stanno bene a casa loro … Lo scopo profondo della nostra Associazione mi chiedi? Lavorare con la Russia, aiutarla aiutando il suo futuro, i suoi figli. Per questo abbiamo scelto la pediatria come campo d’azione. Perché nella sanità c’è sempre tanto da fare.
Siamo nati nel 2001 con lo scopo di aiutare la Clinica Pediatrica RDKB di Mosca – centro di eccellenza in tutta la Federazione russa per la cura delle malattie oncologiche infantili – e far conoscere una parte importante e positiva di quella società in forte cambiamento: il volontariato russo.
Sottolineo come la Clinica RDKB sia una istituzione statale dove le terapie sono gratuite. E poi vogliamo far conoscere
questa “nuova” Russia all’Italia, quella vera, delle persone che vivono, che soffrono, che ce la fanno a cambiare. E la Russia non lascia mai nessuno indifferente: viene amata o viene odiata.

E tu perché la ami?
Nel 1981 sono stato trascinato in un viaggio a Mosca da un amico. Il tutto mi appariva senza senso. Appena al mio arrivo, all’improvviso, il senso cambiò repentinamente: una scoperta profonda, una folgorazione. Ho provato un immenso senso di appartenenza. Non so perché. Non sono mai riuscito a tradurlo con le parole. Mi sentivo “a casa”. Non conoscevo la lingua, non leggevo il cirillico, ma mi sentivo a casa, a casa con le persone, con i luoghi, con gli odori (non sempre graditi) della Russia. Da allora è iniziato il mio rapporto con quella Terra. Ho studiato la lingua, ho letto i suoi libri, ho cercato di capire. Ho molto studiato. E poi gli amici … le fidanzate (una). Insomma è iniziato il mio rapporto con il Paese. E dura ancora. Ho visto Brežnev, Andropov, •ernenko, Gorba•ev e la Perestroika. Ho visto i negozi vuoti ed i vecchi diventare poveri. Le speranze tradite da El’cin. Ricordo quando a Mosca, dopo l’implosione dell’Urss, i vecchi venivano letteralmente ammazzati. Si, le vecchiette. Prima qualcuno si presentava a casa per far sottoscrivere la cessione della proprietà dei bellissimi appartamenti del centro con la promessa di vitalizi danarosi. Capisci? Loro firmavano e la notte seguente venivano ammazzati da chi stava facendo “un investimento”. Anche così si sono fatte immense fortune in Russia durante gli anni della “democrazia” di El’cin.

Hai visto gli anni ’90, dunque. Cosa è accaduto?
E’ successo che dopo la assoluta delusione della Perestrojka tutti votarono El’cin. Lo hanno fatto perché appariva vicino alla gente, perché prendeva l’autobus con loro e come loro, perché era un comunista “democratico”… Non so se riesco a spiegarmi, ma si aveva la sensazione di poter essere finalmente liberi. Liberi di scegliere, di parlare, di arrabbiarsi, di dire, di fare. Era la Russia che si “sbrigliava” e la parola d’ordine che arrivava dal Kremlino era: arricchitevi. Ma senza regole, senza etica e morale. Anche con la guerra, quella di Cecenia.
Poi il crollo del rublo. In una notte è saltata l’economia del Paese grazie alle ricette della scuola economica di Chicago, si sono create immense ricchezze e milioni sul lastrico. Gente senza più nulla, i risparmi di una vita in fumo, la speculazione edilizia. Lo sappiamo, no. La Russia sta iniziando a uscirne solo ora, ed anche se non ci piace ammetterlo in Italia, ne sta uscendo per me anche grazie a Putin. Per questo ha ricevuto il consenso che abbiamo visto.
Un consenso che – ancora una volta – non capiamo, non vogliamo capire, non studiamo.

E i bambini? Tutti quei bambini negli istituti ….
La Russia ha sempre avuto una concezione dello Stato e della società (della famiglia), una tradizione culturale diversa dalla nostra. Prima della Rivoluzione di Ottobre la società russa era basata sullo “Zemstvo” - la comunità rurale - una sorta di famiglia estesa. I bambini appartenevano ai villaggi e degli orfani si prendeva cura la collettività, anche male ma se ne prendeva cura. Gli orfani negli Istituti sono entrati con la rivoluzione industriale. In Russia è sempre esistito questo drammatico problema aggravato dalla guerra, dalla Rivoluzione, dalla Guerra civile e dalle politiche economiche degli anni ’30 che crearono, non ultimo, milioni di orfani ed orfani sociali. Questa realtà per noi italiani è assolutamente incomprensibile, è incomprensibile come possa esistere – da sempre - un dramma endemico di questa natura in quella società. I motivi sono numerosissimi: le questioni economiche in primis, poi gli uomini russi se ne vanno con facilità, troppa… e le donne restano sole facilmente. Poi c’è l’alcolismo di mezzo e le incrostazioni culturali lasciate dal passato e che la Chiesa ortodossa sta cercando di riparare. E poi, e poi… culturalmente le donne non sono mai state biasimate se decidono di lasciare i loro figli che nascono con delle difficoltà fisiche, con delle disabilità per noi anche insignificanti, alla cura dello Stato. E’ difficile vivere con quest’idea, ma è così.
Insomma se ti nasce un figlio col labbro leporino non fa scandalo se lo abbandoni. Questo deriva, in primo luogo, dalla tradizione contadina dell’esigenza e della cultura del fisico in perfetta forma per la produzione dei campi, per il sostentamento. La Russia stanca, è dura da vivere, è troppo tutto… troppo grande, troppo umana e troppo disumana insieme.

Le difficoltà economiche hanno peggiorato questo quadro?
Certo. L’alcolismo, le fragilità sociali c’erano anche prima, ma c’erano anche dei paracaduti sociali nei limiti garantiti dalla struttura dello Stato Sovietico.
Negli anni ’90 è andato tutto a pezzi di botto. Ora, finalmente, si sta riprogettando una concezione di società moderna certamente nella tradizione russa, compresa una fortissima attività in favore della famiglia, delle reti sociali di sostegno, della natalità. E, come dicevo poc’anzi, in questo la Chiesa Ortodossa Russa sta lavorando benissimo.

Perché la Clinica RDKB ha bisogno di Ennio Bordato?
Non ha bisogno di Ennio Bordato. Ha bisogno di aiuto, anche italiano. In tutti i paesi la sanità ha bisogno di aiuto, di reti di sostegno, di associazionismo, di volontariato. Sai come ho scoperto la Clinica ed il Gruppo di Volontariato che colà opera da vent’anni ? Attraverso un banner. Un amico russo mi aveva segnalato il suo sito di storia. Amici di amici gli avevano chiesto di inserire il banner del Gruppo di volontariato Padre Aleksandr Men’. Ho cliccato e mi si è aperto un mondo. Allora ci ho mandato miei amici di Mosca per verificarne la bontà, per visitare la Clinica. Si deve sempre vedere sul campo, mica ci si fida così delle richieste di aiuto. Soprattutto in Russia. Poi sono andato io per l’ultimo “sguardo”… ed è iniziato tutto.

Spiegaci come lavorate.
Aiutiamo i singoli bambini.
Presentiamo sul nostro sito internet al mondo i problemi dei bambini che ci vengono segnalati dal Gruppo Padre Men’ nostro partner locale. Ma mica tutti, sai. Per ognuno viene vagliato il reale stato di necessità. Viene verificato che dietro ad ogni bambino ci sia una famiglia attiva o anche solo di una mamma abbandonata, ma vera, che ha dato tutta se stessa. Anna, c’è gente che si vende tutto, macchina, casa, per portare il figlio alla Clinica RDKB. Noi interveniamo per chi ha finito tutto, non è sostegno a pioggia, non è elemosina, è una rete di soccorso. Noi inseriamo nel nostro sito le storie dei bambini – peraltro scritte direttamente dalla mamma o, a volte, da loro stessi – non per impietosire, per elemosinare, ma per affermare il diritto alla vita anche in Russia, per testimoniare che guarire si può e succede per fortuna spesso. Dopo il nostro “ingresso” in Clinica la mortalità è scesa dal 75% al 25-30%. Non è solo merito nostro, ma dell’Italia che attraverso la nostra Associazione è diventata, dopo i donatori russi, il partner più importante del Gruppo di volontariato e della Clinica pediatrica più importante di tutta la Federazione Russa. L’Italia “bella” che guarisce i bambini di Russia, che da una opportunità ai suoi orfani.

Non avete però solo i casi dei bambini …
Assolutamente no. Per noi l’investimento più forte sono i progetti. Progetti annui che concordiamo con l’Amministrazione
della Clinica e con il Gruppo di Volontariato che ci fa da partner russo, il Gruppo di Volontariato “Padre Aleksandr Men”.

Parlaci del progetto per gli orfani.
Quello, quello è un nostro fiore all’occhiello. Capisci? Si tratta di dare una chance a tutti i bambini orfani ed orfani sociali degli istituti russi, da quelli vicini a Mosca sino all’istituto più lontano a migliaia di chilometri dalla capitale. E per tutto, mica solo per l’oncologia, ma per i problemi di ricostruzione, per le patologie urologiche, ginecologiche, maxillo-facciali… per tutto. Per questo, come per altri progetti, cerchiamo il coinvogimento di professionisti italiani come per esempio per i problemi psicologici e psicooncologici o nel progetto di Beslan un gruppo di psicologhe dell’Università di Padova (grazie alla compianta professoressa Axia) o per il Progetto Orfani i genetisti dell’Università di Siena (professoressa Micheli in primis). Sono già arrivate alcune centinaia di bambini. Arrivano dalla lontanissima Jakutia, arrivano da ovunque.

I responsabili degli orfanotrofi collaborano?
In genere ci sono persone veramente meravigliose, ma dipende dalla loro disponibilità individuale, dalla loro apertura mentale. Ci sono ancora orfanotrofi poco aperti, poco flessibili, con Direttori della vecchia guardia. E poi ci sono i problemi strutturali, in alcuni posti… mancano persino i soldi per una telefonata o non c’è il fax.

Che attenzione c’è alla vita dopo dei bambini?
Purtroppo la sanità russa è focalizzata sulla guarigione, ancora non dà abbastanza rilievo al follow-up. E’ tutto molto medicalizzato. Anche per questo abbiamo sviluppato, nel 2006, il progetto di formazione psico-oncologica per i volontari russi, il primo in tutta la Federazione. Funziona sai, il Gruppo di Volontariato “Padre Alexandr Men” ha fatto la grossa differenza. All’inizio delle loro attività (ancora durante l’Urss) i medici e l’Amministrazione della Clinica non accettavano estranei a sostegno dei bimbi in reparto. Ora si, la storia del Gruppo Padre Men’ di Mosca è diventata una pagina di eccellenza e di scuola per tutto il volontariato russo.
Hanno capito che questi progetti per alleggerire la medicalizzazione dei bambini sono fondamentali, aiutano i medici, le madri, i padri, i bambini. Che l’ingresso dei volontari in ospedale è una ricchezza per tutti.
Operatori e usufruitori, per la società tutta.

E il progetto Beslan?
Ah… quello è il problema dei problemi.
Siamo gli unici italiani (per non dire gli unici occidentali) ad essere ancora presenti in loco con un progetto di aiuto psicologico. Sai, dopo la tragedia sono arrivati tutti.
Interventi una tantum. Esperimenti. Pseudopsicologi e persino maghi… Tutti e da tutte le parti del mondo. Ora a Beslan c’è il deserto. E poi lì non è mica Mosca, San Pietroburgo. Lì è Caucaso.
Sai cosa significa? Significa che lì la Russia è ancora datata. Il potere è “forte” ma “fatica” a promuovere sviluppo, non c’è progettualità. E’ difficile muoversi, tradurre non la lingua, ma i linguaggi non verbali. All’inizio abbiamo ospitato 60 persone a Trento (grazie al finanziamento da parte della Provincia Autonoma di Trento) a ridosso della tragedia per 2 mesi nel 2004. C’erano problemi psichiatrici drammatici anche per gli adulti che accompagnavano i bambini sopravissuti. In quel contesto è iniziata l’attività dell’equipe di Psicologi delle Emergenze dell’Università di Padova coordinati dalla indimenticabile professoressa Axia. Ma bisogna andare là per capire, per aiutare veramente, per esserci. Ma non è facile. Tutta la zona è difficile ed il governo locale è ondivago.
Sai, sono anche stati molto scottati dagli interventi a spot delle organizzazioni più strane. Troppi hanno veramente ed atrocemente sfruttato le disgrazie di Beslan. Il progetto della nostra Associazione prosegue sin tutto il prossimo 2008 grazie alla professionalità ed umanità delle psicologhe di Padova, le dottoresse Moscardino, Capello e Scrimin.

E ora come stanno loro? I superstiti?
Dove ci sono famiglie con risorse umane, culturali ed economiche proprie per i bambini va meglio. Dove la famiglia non ha retto, per povertà materiale e di spirito o dove la famiglia ha subito un lutto adulto nel dramma della Scuola n. 1 è una tragedia sempre maggiore.
Ora stiamo ragionando su produrre degli strumenti interattivi da regalare alle famiglie di Beslan, per offrire loro strumenti per capire cosa significhi per esempio “sindrome post-traumatica da stress” e gestirne le dinamiche. Perché loro poi trovino da se le proprie soluzioni e trovino la forza per vivere ancora.
Ti devo raccontare una cosa che spesso non mi fa dormire. Sai, ci sono stati una ventina di bambini morti a Beslan di cui sono stati ritrovati i quaderni. Le famiglie dopo la tragedia hanno trovato questi quaderni. Bene, in quei quaderni c’erano disegni e racconti dei sogni fatti da quei bambini nei giorni antecedenti l’orrenda strage. E quei racconti e quei disegni raccontavano esattamente la strage che sarebbe avvenuta. Avevano sognato la strage. La avevano pre-vista, previssuta anche se solo nel sogno. Non so se capisci quanto sia russo tutto questo. Il racconto, il sogno, il ritrovare i quaderni.
La precognizione delle tragedie è qualcosa che ha molto a che fare col cuore della Russia. Come nella tragedia greca è il popolo osseto assieme al popolo russo l’attore, non il singolo. Noi, con la nostra Associazione, oltre che aiutare i bambini di Russia, vogliamo fare sentire, far capire, “tradurre” questo cuore russo all’Italia.

Perché mettete le foto dei bambini nel vostro sito?
Ogni bambino è una realtà, una vita. Lo seguiamo così, senza intrudere. Mettiamo le foto perché ogni bambino sia un simbolo di guarigione. Non per far piangere. Anni fa la mortalità a RDKB era del 75%. Oggi è il 25-30%. Non è merito nostro, è merito di un mondo che cambia e noi siamo felici di farne parte.
E’ merito dell’Italia bella che ci aiuta. Aiutateci anche Voi a salvare i bambini di Russia !

Grazie Ennio.


Grazie a te, Anna.

Aiutateci a salvare i bambini Onlus
www.aiutateciasalvareibambini.org

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