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Un felice paradosso

Autore/i: Pompea Maccioni

Data: 24-04-2007
Argomento: Storie

Dopo 3 anni e mezzo di percorso preparativo all’adozione, dopo corsi con psicologi, dopo aver già avuto un’idea del paese di provenienza, dopo aver dato mandato ad un ente che ci avrebbe portato da nostro figlio, siamo stati chiamati per un’adozione nazionale di “soli” 3 mesi e mezzo.
Tre mesi e mezzo? Da non crederci! Un coro di voci entusiaste di parenti ed amici che all’unanimità gridavano: che fortuna!!!!! Ed è capitata proprio a voi!
Eh già…
Noi un venerdì di dicembre alle 12.10 abbiamo saputo che saremmo stati genitori di un bimbo per noi davvero troppo, troppo “nuovo” e che il lunedì successivo sarebbe stato a casa con noi.
Quanti giorni sono? Anzi: quante ore? 72 ore. Solo 72 ore per ribaltare completamente quanto maturato in 3 anni e mezzo di percorsi (ben due iter interi) con assistenti sociali e psicologi?
Solo 72 ore per cercare di capire esattamente dove in questi anni abbiamo lasciato biberon, ciucci e pannolini?
E come si fa?
Questo bimbo è un vero dono come ogni figlio che arriva, ma allo stesso tempo una vera sorpresa. Si comincia il percorso e lentamente e a volte con dolore cominciamo ad accettare che non potremo generare, poi cominciamo a lavorare sul fatto che non sarà neonato, che sarà tanto diverso da noi, che arriverà da lontano con un bagaglio di sofferenze troppo grandi anche per noi adulti, con un vissuto a volte inenarrabile e cerchiamo in noi la forza, il coraggio e la determinazione per dire che “si, ce la faremo, riusciremo ad accogliere ed accompagnare questo bimbo nella sua vita, si! Nel nostro cuore siamo già pronti !”. Rivediamo i nostri limiti , li spostiamo, ampliamo le nostre disponibilità.
Noi non avevamo limiti di colore, di etnia e il nostro decreto riportava 1 o 2 minori (se fratelli) da 0/7 anni …
E invece piove dal cielo un bimbo che nella nostra mente chiamare neonato è addirittura riduttivo.
Abbiamo letto libri, saggi e testimonianze sull’adozione ma in nessuno di questi abbiamo mai letto che occorra un termometro per misurare la temperatura dell’acqua del bagnetto o come si faccia a preparare un perfetto biberon con il latte in polvere.
Non ci vorrebbe un minimo di preparazione?
… ironia a parte e incredibile a dirsi in pochissimo tempo abbiamo dovuto fare i conti con una realtà totalmente differente da quella tanto attesa, non per questo meno magica o meravigliosa ma … diversa, questo si!
Ci godiamo beatamente quelle manine che da poco hanno imparato ad accarezzarci il viso e davvero sono momenti indescrivibili quelli in cui ci si accorge di come, anche così piccoli, ci affidano la loro vita totalmente… fidandosi e affidandosi.
Siamo stanchi, affannati e un pò trascurati (la mamma di più!!!) ma… comunque mamma e papà finalmente!
E per ora abbiamo detto un silenzioso arrivederci a quei bimbi etiopi o a quel piccolo cambogiano dagli occhi
scuri che ancora ci aspettano.
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