Autore: 
Mariagloria Lapegna
Negli ultimi anni, l’impatto di crisi di varia natura ha prodotto un aumento dei flussi migratori, incluso quello dei minori stranieri non accompagnati. In Italia, l’art. 11 della legge 47/2017 ha introdotto la figura del tutore volontario, invitando i privati cittadini a mettersi in gioco e diventare il punto di riferimento per queste ragazze e questi ragazzi. Questa legge introduce inoltre esplicitamente il divieto assoluto di respingimento alla frontiera, che non può essere disposto in alcun caso. In Italia sono già oltre 3.000 (1) le persone che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutore volontario, decidendo di dedicare una parte del proprio tempo per migliorare la vita di uno degli oltre 23.000 minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese (2). Purtroppo, la nomina del tutore resta un aspetto fondamentale ma critico, perché ci sono ancora casi nei quali, per la scarsità dei volontari, i tribunali per i minorenni attribuiscono la tutela a sindaci o ad avvocati (3).
 
Luigi Rufolo, ingegnere napoletano e padre di due figli, ha deciso di diventare tutore volontario dal 2021. Al momento gli sono affidati Abdul, 16 anni, ed Esmaeel, 17 anni (4), entrambi di origine egiziana e alloggiati in due diverse strutture. Gli abbiamo rivolto alcune domande:
 
Luigi, che percorso hai seguito per diventare tutore di minori stranieri non accompagnati?
Ci sono diverse opportunità, dipende dalla propria Regione di residenza. Io ho seguito un corso della durata di circa tre mesi proposto dalla Regione Campania e dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza, con frequenza una volta alla settimana per quattro ore. Le tematiche trattate sono soprattutto legislative, ma abbiamo approfondito anche aspetti relativi alla relazione con i ragazzi. Al termine del corso, dopo un test di verifica, sono stato iscritto nell’elenco dei tutori volontari presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli. Da quel momento, il Tribunale per i Minorenni può attingere dall’elenco il mio nome e nominarmi tutore volontario di un minore straniero non accompagnato.
 
Qual è il ruolo del tutore?
Il tutore si occupa volontariamente di supportare il minore nella sua crescita verso l’autonomia, garantire la tutela dei suoi diritti fino alla maggiore età e a volte anche oltre; lo segue nelle attività sportive, ne favorisce l’inclusione mediante occasioni di socializzazione e aggregazione, ha la rappresentanza legale nelle procedure scolastico/formative e in caso di eventuali esigenze sanitarie, come per interventi chirurgici importanti.
 
Oltre ad aver seguito un corso autorizzato ufficiale, ci sono prerequisiti particolari per diventare tutore?
Bisogna essere cittadini italiani, ma è importante soprattutto essere motivati e sensibili alle esigenze dei ragazzi. Aggiungo che è preferibile poter disporre del proprio tempo libero in modo flessibile, in modo da adeguarsi ai tempi e alle necessità dei ragazzi affidati.
 
Chi sono i “minori non accompagnati”?
Si tratta di ragazzi e ragazze minorenni che arrivano in Italia da un Paese esterno all’Unione Europea senza genitori o altri adulti per loro legalmente responsabili; fuggono da guerre, povertà estrema, violenze e per arrivare in Italia hanno compiuto un lungo viaggio durante il quale hanno subìto sopraffazioni, ricatti, abusi di ogni genere. In Italia sono tutelati fino ai 18 anni, al massimo 21 in casi particolari, se per esempio stanno studiando, e sono alloggiati in comunità di accoglienza. Dopo i 21 anni, il tutore, se ha stabilito con il ragazzo una relazione anche affettiva, può seguirlo a titolo privato, non c’è più alcun intervento da parte dello Stato.
 
Quali sono, secondo te, i punti di forza della legge 47/2017?
Prima di questa legge i minori stranieri non accompagnati venivano affidati a un tutore “istituzionale”, come il Sindaco o un assessore; questa scelta, tuttavia, a causa dell’elevato numero di minori da tutelare, non garantiva un accompagnamento adeguato ai ragazzi. Grazie alla legge Zampa e con l’affidamento a privati volontari che possono seguire al massimo tre ragazzi, è possibile ora stabilire una relazione basata sulla conoscenza reale del ragazzo e in questo modo il suo inserimento in Italia e l’accompagnamento verso l’età adulta è sicuramente facilitato.
Ci sono però delle grosse fragilità: l’inserimento scolastico di questi ragazzi è affidato esclusivamente al buon senso e alla sensibilità dei docenti, quando è possibile, e in ogni caso questo non è sufficiente. I minori che arrivano nel nostro Paese hanno storie particolari e difficili, spesso non sono nemmeno scolarizzati e per lo più non conoscono la nostra lingua: inserirli nella scuola italiana senza tener conto di queste specificità e senza prevedere un percorso di accompagnamento o potenziamento specifico, per esempio linguistico o nella matematica, significa relegarli in un parcheggio in cui riescono ad apprendere pochissimo, con alto rischio di emarginazione e bullismo da parte del resto della classe. Per quanto riguarda l’apprendimento dell’italiano, bisogna pensare che questi ragazzi non hanno molte opportunità di esercitarsi nemmeno in Italia, perché nelle strutture di accoglienza socializzano per lo più tra loro nella propria lingua di origine, per questo c’è assolutamente bisogno di corsi di italiano dedicati. Il problema dell’inserimento scolastico è enorme, eppure la scuola dovrebbe essere lo strumento principale per garantire una autentica integrazione, ma servono fondi e un’adeguata formazione per tutto il corpo docente.
 
Che progetti hanno i ragazzi che ti sono stati affidati?

Il loro desiderio è integrarsi e lavorare, hanno quindi bisogno di opportunità concrete di formazione e apprendimento della lingua italiana, del resto molti di questi ragazzi vogliono restare in Italia.

I ragazzi hanno contatti con le famiglie di origine?
Si, hanno il cellulare e usano WhatsApp come tutti i ragazzi della loro età. Anche io ho avuto contatti con la famiglia di Abdul per sbrigare alcune pratiche burocratiche.
 
Che tipo di relazione hai stabilito con Abdul ed Esmaeel?
All’inizio erano entrambi diffidenti, temevano forse di essere allontanati dal gruppo dei pari che hanno incontrato nella struttura di accoglienza. Poi, gradualmente, soprattutto con Abdul, che è particolarmente affettuoso e solare, è nata una buona intesa. Quando è possibile cerco di incontrare i ragazzi insieme a mia moglie: probabilmente la sua presenza ha favorito una relazione anche di tipo affettivo; qualche volta andiamo insieme a mangiare una pizza o incontriamo amici con figli della loro età, non vogliamo limitarci a frequentarli solo per incombenze sanitarie o scolastiche, pensiamo che sia importante vivere con loro anche momenti di svago.
Con Esmaeel la relazione è più complicata: è molto chiuso e resta diffidente, tende a preferire i coetanei presenti nella struttura di accoglienza, ha molte difficoltà a scuola…io cerco comunque di fargli sentire che c’è qualcuno che si occupa di lui.
 
Come vivono i vostri figli questa esperienza?
Sono abituati a vederci impegnati in attività di volontariato, quindi non sono affatto sorpresi. A volte condividiamo con loro alcuni episodi, raccontiamo quello che facciamo con i ragazzi e loro ci ascoltano con interesse. Certamente l’attenzione e cura verso i nostri figli non è minimamente intaccata da questa scelta, e questo i nostri figli lo sanno bene. Posso concludere che questa è diventata una esperienza arricchente per tutta la famiglia.
 
È molto gravoso diventare tutore volontario, secondo te?
Certamente è un’esperienza impegnativa e non solo dal punto di vista del tempo dedicato, eppure vedere questi ragazzi sorridere o assistere ai loro piccoli, grandi progressi, è per me molto di più di quello che riesco a dare.
 
 
 
Note: 
(1) Dati al 31 dicembre 2022, quinto “Rapporto di monitoraggio sul sistema della tutela volontaria.
(2) Dati al 31 dicembre 2023, Ministero del lavoro e politiche sociali, Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, Rapporto di approfondimento semestrale.
(4) Per tutelare la privacy, i nomi dei ragazzi sono stati cambiati.

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Per saperne di più:

https://integrazionemigranti.gov.it/it-it/Dettaglio-approfondimento/id/38/Minori-stranieri-non-accompagnati

https://miur.gov.it/minori-stranieri-non-accompagnati

https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/immigrazione/focus-on/minori-stranieri/pagine/attivita-e-servizi

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Data di pubblicazione: 
Martedì, Luglio 9, 2024

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